Il 10 aprile 2024 alle ore 10.15, al Teatro Serpente Aureo di Offida, si è tenuta la cerimonia in onore dei “Giusti tra le Nazioni” di Offida, che si è conclusa presso il Giardino dei Giusti di Offida, nei pressi della chiesa di S. Maria della Rocca, inaugurato nel 2015, dove sono stati letti messaggi di fratellanza e di pace, scritti su dei foglietti, in seguito appesi ai rami dell’ulivo, alla presenza delle autorità. Con l’occasione è stata anche inaugurata la nuova targa in modo che le persone giuste restino nella memoria di tutti gli Offidani, ma anche dei numerosi turisti che visitano la città.

Alcune foto della manifestazione.

       

   

                    

               

                                                       

   
             
Inaugurazione del 2015
                                                     
  

CERIMONIA IN ONORE DEI “GIUSTI”

protagonisti dell’iniziativa sono stati i componenti del Consiglio Comunale dei Ragazzi e gli alunni delle classi quinte della Scuola primaria e prime della Scuola secondaria, che hanno realizzato un Progetto di continuità attuato da diversi anni e sospeso durante il periodo della pandemia. È stato ricordato l’esempio delle famiglie offidane Talamonti Adelino e Talamonti Camillo, insignite del titolo di “Giusti tra le nazioni”, e delle famiglie Piersimoni e Ciabattoni che hanno contribuito alla salvezza della famiglia Ventura. 

La famiglia ebraica Ventura, di origine turca, durante la guerra, da Milano giunse in Offida e il capofamiglia Beniamino venne internato nel campo di prigionia di Servigliano, il più importante del Piceno. La moglie Sara ed i figli Marco ed Ester abitavano nella zona dei Cappuccini e il mugnaio Adelino Talamonti riusciva di nascosto a procurare loro della farina per la pasta ed il pane.  Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Beniamino riuscì a fuggire dal campo di Servigliano e raggiunse i suoi familiari in Offida, vivendo da fuggiasco e da ricercato: fu aiutato a nascondersi dal custode del cimitero, Camillo Talamonti, oltre che dai Piersimoni e Ciabattoni.

CHI SONO I GIUSTI?

Dopo la Seconda guerra mondiale, il termine Giusti tra le nazioni è stato utilizzato per indicare i non-Ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare la vita anche di un solo Ebreo dal genocidio nazista della Shoah. 
È inoltre una onorificenza conferita dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem dal 1962, a tutti i non ebrei riconosciuti come “Giusti”. 
Nel 1963 una commissione guidata dalla Corte Suprema di Israele ha ricevuto l’incarico di conferire il titolo onorifico di Giusto tra le Nazioni; essa segue criteri meticolosi ricercando documentazione e testimonianze che possano avvalorare il coraggio e il rischio che i salvatori hanno affrontato per salvare gli Ebrei dalla Shoah. 
Chi viene riconosciuto Giusto tra le nazioni viene insignito di una speciale medaglia con inciso il suo nome, riceve un certificato d’onore ed il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel Giardino dei Giusti presso lo Yad Vashem, l’Istituto per la memoria della Shoah, di Gerusalemme.   
Ad ogni Giusto tra le nazioni viene inoltre dedicata la piantumazione di un albero, poiché tale pratica nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara. 
A gennaio 2022 i giusti tra le nazioni onorati dallo Yad Vashem erano 28.217, 766 di questi sono italiani.    Dei 32.300 Ebrei, che vivevano nel nostro paese durante l’occupazione tedesca, solo 8.000 vennero arrestati, mentre tutti gli altri si salvarono, grazie alla solidarietà della popolazione locale nei confronti dei perseguitati. 

ALCUNE RIFLESSIONI DEI RAGAZZI

“In questa giornata noi alunni vogliamo ricordare i Giusti, cioè coloro che si impegnano a proteggere le persone in difficoltà, di qualsiasi razza, fede e ideologia a cui esse appartengono, che sono perseguitate dai pensieri disumani e negativi di alcuni uomini. Nel mondo ci sono molte persone giuste, che sanno riconoscere le sofferenze e se ne fanno carico.
Ad oggi, il mondo è in continuo scontro perché alcune persone si ostinano a creare conflitti, nonostante i dolorosi insegnamenti che avremmo dovuto apprendere dalle guerre passate, che hanno portato solamente distruzione e sofferenza. La soluzione a ciò è la pace: la pace porta gioia, benessere e serenità, ideali che normalmente ogni uomo desidera e di cui ha diritto e bisogno. La pace non è difficile da avere, basta un po’ di buonsenso e di umanità per raggiungerla.                                                                                  Allora, perché continuiamo a fare la guerra? Perché spesso ci lasciamo sopraffare da sentimenti negativi che ci portano a rinunciare alla pace: l’egoismo e l’ignoranza. Essi, insieme, portano gli uomini a provare odio e a sfogare la loro ira su popoli innocenti.
I Giusti hanno l’obiettivo di salvare le persone dalla rabbia di questi uomini, anche a costo della loro stessa vita. Dai Giusti dobbiamo prendere quest’insegnamento: dobbiamo lottare, nel nostro piccolo, per le persone che sono state private ingiustamente dei loro diritti, diritti di cui noi godiamo giornalmente. L’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei diritti umani recita: “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”, tali valori rappresentano ciò di cui abbiamo bisogno nella vita. Ma allora, perché alcuni uomini si ostinano a privare gli altri dei loro diritti? 
Perché si è dovuto addirittura scrivere una dichiarazione universale sui diritti umani? 
Queste sono le domande che mi pongo ascoltando le notizie che giungono sulle guerre e le catastrofi che si stanno abbattendo sui popoli ultimamente”. 

“Tra i Giusti di ieri e di oggi c’è un’affinità: essi si assumono una responsabilità personale in tempi anormali, quando si manifesta un vuoto politico, morale, istituzionale che rischia di far emergere i lati peggiori dell’uomo. Il loro esempio ha un effetto benefico in quanto diventano un fattore di emulazione per l’intera società.  
Essere Giusti oggi significa prima di tutto non farsi risucchiare dalla cultura dell’odio e del nemico che è ritornata prepotentemente sulla scena pubblica ed internazionale, e farsi invece promotori del dialogo e della condivisione con l’altro, in un contesto in cui una grossa fetta dell’opinione pubblica europea è convinta che la chiusura in se stessi, nei muri invalicabili della propria nazione, della propria identità, sia la strada maestra per superare la paura verso un futuro incerto.  
La testimonianza dei Giusti, capaci di ergersi contro le persecuzioni e ogni tipo di violenza, è l’unico punto di riferimento per le nuove generazioni dato che può garantire la sopravvivenza dei valori umani nel confronto tra passato e presente”.