4 NOVEMBRE

NEPPURE ALL’UOMO Più MISERO  di Jean Amrouche

Neppure all’uomo più misero,

che avanza nudo nel sole e nel vento, nella pioggia e nella neve,

che non si è mai saziato del tutto da quando è nato,

si può rapire il nome,

né le dolci canzoni dell’infanzia, né i ricordi e i sogni;

non si può distaccarlo dalla patria né rapire la ricchezza del suo cuore.

Benché infelice, nudo e affamato,

egli è ricco di un nome, di una patria,

d’un tesoro di favole e di immagini

che la lingua dei suoi padri sempre gli porta come un fiume la vita.

in J. Amrouche, Cendres, trad. di A. Barabino

 

 

 

 

Dal Libro CUORE di De Amicis

Italia  
14, martedì 

Salutala così la patria, nei giorni delle sue feste: – Italia, patria mia, nobile e cara terra, dove mio padre e mia madre nacquero e saranno sepolti, dove io spero di vivere e di morire, dove i miei figli cresceranno e morranno; bella Italia, grande e gloriosa da molti secoli; unita e libera da pochi anni; che spargesti tanta luce d’intelletti divini sul mondo, e per cui tanti valorosi moriron sui campi e tanti eroi sui patiboli; madre augusta di trecento città e di trenta milioni di figli, io, fanciullo, che ancora non ti comprendo e non ti conosco intera, io ti venero e t’amo con tutta l’anima mia, e sono altero d’esser nato da te, e di chiamarmi figliuol tuo. Amo i tuoi mari splendidi e le tue Alpi sublimi, amo i tuoi monumenti solenni e le tue memorie immortali; amo la tua gloria e la tua bellezza; t’amo e ti venero tutta come quella parte diletta di te, dove per la prima volta vidi il sole e intesi il tuo nome. V’amo tutte di un solo affetto e con pari gratitudine, Torino valorosa, Genova superba, dotta Bologna, Venezia incantevole, Milano possente; v’amo con egual reverenza di figlio, Firenze gentile e Palermo terribile. Napoli immensa e bella, Roma meravigliosa ed eterna. T’amo, patria sacra! E ti giuro che amerò tutti i figli tuoi come fratelli; che onorerò sempre in cuor mio i tuoi grandi vivi e i tuoi grandi morti; che sarò un cittadino operoso ed onesto, inteso costantemente a nobilitarmi, per rendermi degno di te, per giovare con le mie minime forze a far sì che spariscano un giorno dalla tua faccia la miseria, l’ignoranza, l’ingiustizia, il delitto, e che tu possa vivere ed espanderti tranquilla nella maestà del tuo diritto e della tua forza. Giuro che ti servirò, come mi sarà concesso, con l’ingegno, col braccio, col cuore, umilmente e arditamente; e che se verrà giorno in cui dovrò dare per te il mio sangue e la mia vita, darò il mio sangue e morrò, gridando al cielo il tuo santo nome e mandando l’ultimo mio bacio alla tua bandiera benedetta. 

TUO PADRE

SCUOLA SECONDARIA APPIGNANO DEL TRONTO

INDICE Giornalino “IL GRILLO PARLANTE” – Numero 33