A TEATRO PER SCONFIGGERE INSIEME I MOSTRI “SENZA FACCIA”

Lo scorso 31 marzo, con la scuola, siamo andati al teatro Concordia di San Benedetto del Tronto per guardare uno spettacolo contro il cyberbullismo, intitolato “Faceless”.
Quando siamo arrivati, davanti al teatro c’erano molti bambini, infatti il teatro era pieno; dopo esserci accomodati, il teatro mi è sembrato molto grande e le parole dell’attore che parlava si sentivano benissimo.

Dopo essersi presentato, l’attore ha incominciato a spiegarci cos’è il cyberbullismo: il cyberbullismo è come il bullismo vero e proprio, c’è una vittima e ci sono delle persone che la prendono in giro, ma questo avviene attraverso apparecchi elettronici e piattaforme di messaggistica, dove la vittima viene molestata, offesa, svergognata e, in alcuni casi, condotta al suicidio.
A causa del cyberbullismo sono morte molte persone, ma altre hanno resistito, si sono ribellate e sono riuscite a far smettere i cyberbulli.
Durante lo spettacolo, in alcuni momenti, avevo paura perché era tutto buio e c’erano dei suoni terrificanti, mentre a volte ero triste, quando gli attori dal ruolo di vittime passavano al ruolo di bulli e offendevano un povero ragazzino. Inoltre entrambi dicevano delle parolacce che servivano a rendere il tutto più realistico.
Lo spazio scenico era definito da due scrivanie lontane tra di loro, con un computer sopra ognuna di esse, dal quale i due attori-amici si scrivevano; a volte, invece, si incontravano o per uscire o per raccontarsi le orribili vicende che gli erano capitate.
La seconda attrice, infatti, recitava la parte di una ragazza vittima del cyberbullismo, tormentata da qualcuno “senza faccia” che le dà fastidio, che le scrive o che scrive cose al posto suo via pc.
Un giorno il suo amico le scrive ma lei non gli risponde e il ragazzo, tutto preoccupato, si presenta a casa sua chiedendole cosa fosse successo e lei, terrorizzata, gli racconta che qualcuno la perseguita e che le ha rubato l’account. All’inizio il ragazzo non ci crede, ma poi la vicenda si fa più seria.
Dopo molto stress, la ragazza prova ad impiccarsi, ma viene salvata dal suo amico che le chiede il perché di quell’azione e lei è troppo spaventata per rispondere.
Dopo che lo spettacolo è finito, i due attori sono rimasti sul palco ad ascoltare le storie dei bambini e dei ragazzi che sono state vittime di bullismo e poi hanno dato dei consigli su cosa fare in quelle situazioni, cioè rivolgersi ai più grandi.
Dopo essere usciti dal teatro, siamo andati a mangiare la pizza, poi siamo tornati davanti al teatro ad aspettare il pulmino e intanto abbiamo scherzato un po’ per far passare il tempo.
Io penso che lo spettacolo sia stato molto bello, interattivo e soprattutto educativo perché gli attori ci hanno mostrato il bullismo virtuale e in questo modo ci hanno aiutato a capire cos’è veramente, per non diventare bulli e soprattutto, se siamo vittime, per non arrenderci e combattere sempre, chiedendo aiuto ai nostri genitori, ad esempio, o ai nostri insegnanti.
Lo spettacolo è riuscito molto bene ed era comprensibile dai punti di vista uditivo e del testo, anche per i bambini più piccoli. Infatti alla fine alcuni bambini hanno raccontato le loro tragiche esperienze e quelle dei loro amici. Io spero che un giorno, in futuro, le persone matureranno e spero anche che cambino, in modo tale che la parola “bullismo” e la parola “razzismo” vengano eliminate definitivamente dal vocabolario
.E. P. III A

Scuola Secondaria di primo grado – Appignano del Tronto

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