Borsa di Studio “Cesare Gabrielli” – 2014

 

Disegno vincitore del concorso C Gabrielli 2014 – Amiamo…non nelle grandi cose, ma nelle piccole fatte con grande amore… Madre Teresa di Calcutta


TEMI DEL CONCORSO

Traccia:

“Amiamo … non nelle grandi ma nelle piccole cose fatte con grande amore. C’è tanto amore in tutti noi. Non dobbiamo temere di manifestarlo”. (Madre Teresa)

Cesare Gabrielli l’ha manifestato attraverso “la gioia di dedicarsi a qualcosa da fare, qualcuno da amare, qualcosa in cui sperare”. Sull’esempio di Cesare esponete la vostra esperienza di solidarietà vissuta anche attraverso piccoli gesti quotidiani.

  

TEMA 1- 3A

Fin da piccoli siamo esseri egocentrici, soprattutto nei confronti di coloro che ci stanno attorno, pensiamo che loro esistano in funzione nostra, insomma siamo egoisti. Poi pian piano, crescendo, cominciamo a guardarci un po’ intorno, a capire cosca ci circonda, e scopriamo che tutti hanno i nostri stessi bisogni. A quel punto, ormai, non possiamo più tornare indietro e provare a cambiare le cose che avevamo sbagliato, in quanto persone egoiste, e quindi ci pentiamo. Se vediamo dei bambini più piccoli di noi avere comportamenti stupidi ed egoistici, ci “fa strano” perché non ci ricordiamo che anche noi siamo stati così.

Arrivati a quasi quattordici anni della nostra vita, iniziamo a capire molte cose; tutto ci sembra chiaro; pensiamo che abbiamo capito tutto il senso della vita; vorremmo fare tutte le cose che ci vengono in mente, ma non ci accorgiamo che siamo ancora degli adolescenti e abbiamo molte cose da imparare. Poi nella vita, delle volte, ci sono incontri con persone che possono veramente cambiarci. Persone che hanno sofferto, o persone che hanno vissuto la realtà del volontariato. Come è successo nella nostra scuola, dove da molti anni, sono organizzati incontri con associazioni e con ragazzi che fanno le loro prime esperienze nel volontariato. Questi incontri sono sicuramente momenti di riflessione e di crescita che ci portano a guardare dentro noi stessi e a capire davvero che persone vorremmo essere. I racconti dei ragazzi che hanno fatto le loro prime esperienze nel volontariato portano, o almeno hanno portato me, a pensare di seguire il loro esempio. Però quella del volontariato mi sembra una strada dura. Per intraprenderla dovresti rinunciare a te stesso per donare parte della tua vita agli altri. Siamo in grado di farlo? La risposta ci viene data da Madre Teresa nella sua famosa frase: “ Amiamo….non nelle grandi, ma nelle piccole cose fatte con grande amore. C’è tanto amore in tutti noi. Non dobbiamo temere di manifestarlo.” Già questa frase un po’ mi rassicura, in quanto anche io, a volte, compio gesti di solidarietà. Ad esempio, alcune volte, vado da mia nonna che è sola e ci parlo semplicemente. Faccio con lei una chiacchierata ed è già più felice. Quando esco da casa sua anche io mi sento meglio. Mi sento felice perché sono un semplice ragazzo che ha dato un po’ del suo tempo, che avrebbe tranquillamente potuto sprecare, ad una signora che non aveva nulla da fare e nulla a cui pensare. Raccontandole di me, le ho dato anche qualcosa di bello a cui pensare, diciamo che le ho portato una ventata di positività.

Il volontariato è, infatti, sia dare che ricevere ed è proprio vero che la felicità sta nei piccoli gesti! Sono queste esperienze che ti aiutano a crescere, a diventare un adulto responsabile, una persona che affronta la vita con un sorriso perché, come diceva Cesare “bisognerebbe essere come i bambini: arrabbiarsi tantissimo per poi dimenticare tutto”.

  

 

TEMA 2 – 3° A

I sogni di noi ragazzi, oggi, sono spesso simili. I mezzi di informazione ci propongono modelli che ci spingono a desiderare ricchezza, benessere, prestigio. Un nuovo telefonino, un nuovo tablet….non ci danno gioia e l’insoddisfazione ci porta a smarrimento e solitudine. In alcuni casi questo disagio può essere molto pericoloso. Infatti, in questi giorni, in televisione si sente parlare del fatto che la depressione giovanile è in aumento, e nei casi più gravi può portare anche al suicidio. Così, leggendo la frase di Madre Teresa di Calcutta, che ha predicato l’amore tutta la vita, come ha testimoniato il nostro Cesare Gabrielli, e rendendomi conto della grave crisi economica e morale che ci opprime, mi trovo a pensare qualcosa di diverso per il mio futuro. E mi chiedo: “ Posso io, come persona, come essere vivente, come cittadino di questo mondo, far sì che un giorno ci sia un mondo migliore? Certo che posso, ognuno di noi può contribuire nel proprio piccolo. Non è necessario essere degli eroi per farlo. Ci sono moltissime persone bisognose di gesti di affetto, che “morirebbero” per un abbraccio, alle quali potremmo migliorare la giornata con un semplice sorriso. Questi sono piccoli gesti che ci rendono grandi. Il nostro concittadino Cesare Gabrielli, che ha messo al primo posto nella sua vita l’amore e la solidarietà, ci offre moltissimi insegnamenti, non teorici, ma insegnamenti di vita. Lui e Madre Teresa devono essere dei fari che ci guidano durante il nostro percorso di vita. Oggi, la nostra società è basata sulla ricchezza e i beni materiali. Noi giovani non dobbiamo lasciarci invischiare nella melma degli interessi personali. Noi dobbiamo volare più in alto, come faceva Cesare, e non aver paura di sentirci diversi o meno “fighi”. Essere diverso non vuol dire essere peggiore.

Qualche giorno fa ho invitato una ragazzina che conoscevamo da poco a stare con noi. Le si sono illuminati gli occhi e a me si è illuminato il cuore. Circa una volta alla settimana vado a trovare la zia di mio padre presso la casa di riposo. Lei è contentissima di vedermi. Sono felice di rallegrare la giornata a lei e ad altri che sono stanchi della loro vita monotona. E’ bellissimo vederli sorridere, non importa se magari a volte nemmeno mi riconoscono, vado lì per regalar loro nient’altro che un sorriso e una chiacchiera. Per questo non credo che ci sia bisogno di andare fino in Africa o in India per fare del bene!

Noi ragazzi di Offida siamo fortunati a vivere in questa piccola cittadina. Tra noi ci conosciamo tutti, infatti veniamo subito a sapere se qualcuno è in difficoltà, se qualcuno ha bisogno di qualcosa. La soluzione migliore sarebbe quella di adoperarsi per portare il nostro aiuto a queste perone offrendo loro un po’ di compagnia, di vicinanza, invece spesso accade che ce ne disinteressiamo.

Ci sono mille altri modi per dare il proprio contributo per migliorare il nostro mondo. E’ lo spirito che spinge i volontari ad agire gratuitamente, donando sangue, organi, o anche semplicemente il proprio tempo a chi ne ha bisogno. Anche Cesare era uno di loro e durante questo periodo di grande crisi, i volontari sono delle vere e proprie risorse preziose. Anche se, a volte, l’opera di questi “angeli” viene sottovalutata. Molti reagiscono con indifferenza, ingratitudine e sorrisi di sufficienza. Oggi, molti problemi della nostra società trovano una risposta adeguata grazie all’impegno dei volontari. Voglio concludere dicendo che per dare il nostro contributo basterebbe soltanto un po’ di coraggio come lo hanno avuto Cesare e Madre Teresa nella loro vita. Cerchiamo, insieme, di far tornare “di moda” la solidarietà, l’umiltà, l’altruismo.

  

 

TEMA 3 – 3° A

Proprio come dice Madre Teresa, dovremmo amare non nelle grandi, ma nelle piccole cose fatte con grande amore. Secondo me, infatti, non è necessario essere delle grandi persone, conosciute in tutto il mondo, come Gandhi, Martin Luther King, la stessa Madre Teresa, Nelson Mandela….La solidarietà può essere dimostrata anche attraverso dei piccoli gesti quotidiani. A me non interesserebbe salvare vite umane, stravolgere l’intero mondo, preferirei stappare un semplice sorriso a chi soffre, o a chi ha solamente bisogno di compagnia. La scorsa estate sono stata a trovare mia nonna paterna che vive a Salerno. Ella fa del volontariato, appartiene ad una associazione e tre volte alla settimana va a servire alla mensa dei poveri. Un giorno mi chiese di accompagnarla, così avrei conosciuto la sua “grande famiglia” di cui tanto mi parlava. Sinceramente non ero molto entusiasta, ma accettai ugualmente pensando che avrei trascorso più tempo insieme a lei. Davanti al portone, appena arrivate, vi era una lunga fila di persone che aspettavano per entrare. Queste indossavano pantaloni vecchi e stracciati, magliette sporche e molti erano scalzi. Mi sentii parecchio a disagio per il mio atteggiamento superficiale, quasi altezzoso, per ciò che indossavo…. Una volta entrate, vidi lunghe tavolate affollate di gente, ammassata che litigava per un pezzo di pane, per quel cibo che noi, nelle nostre case, magari avremmo gettato via. Beh, è stata la prima volta che ho visto e sentito la vera povertà! Infatti, è proprio come diceva Madre Teresa: “La povertà non si racconta, si vive”. Le cuoche della mensa mi proposero di servire il caffè ai presenti. Lo feci molto volentieri! Ognuno mi ringraziò con gioia e mi donò un sorriso a 365°. Potrebbe sembrare una cosa banale, ma per me è stato un piccolo gesto di solidarietà, fatto sicuramente con tanto amore. Pensandoci, la realtà del volontariato non è affatto lontana da Offida, da noi giovani. Basta pensare a tutte le associazioni che ci sono, come AVIS, AIDO, CROCE VERDE. Basta pensare a Cesare Gabrielli, un ragazzo poco più grande di noi, interessato al prossimo, al bisognoso. Anche se non ho avuto la possibilità, la fortuna di conoscerlo, grazie a questo concorso, agli incontri organizzati dalla scuola sul volontariato, quel piccolo angelo rimarrà sempre nei nostri cuori. Cesare era un volontario dell’AVIS e, secondo me, la cosa più bella di chi ne fa parte è che, donando un po’ di se stesso, regala una bustina di felicità, di vita ad una persona che neanche conosce. Io avrei il desiderio, una volta maggiorenne, di iscrivermi alla Croce Verde, un’associazione di volontariato che accompagna chiunque ne abbia bisogno, ma soprattutto gli anziani, a fare visite mediche o in ospedale. Ma nel frattempo ognuno di noi dovrebbe iniziare ad essere un “volontario” nella sua piccola realtà, come quella della famiglia, magari aiutando i nostri fratelli e sorelle, dando una mano ai genitori nelle faccende di casa…. Infatti, quello del volontario è un percorso lungo, di maturazione mentale che richiede tempo. Ognuno di noi, specialmente coloro che stanno vivendo nella fase adolescenziale, capisce che il prossimo non vive in funzione nostra e che quindi a volte anch’egli ha bisogno di aiuto. Fin dalla nascita vivo con mia nonna materna, affetta da ben ventun anni dal morbo di Parkinson. Costretta a vivere su una sedia a rotelle, nei suoi lunghi pomeriggi di solitudine, di noia, mi chiede a volte se gentilmente le tengo compagnia. Così iniziamo a parlare di quando ero piccola e insieme giocavamo con la cucinetta o di quando mio nonno era ancora vivo…. Finita la nostra chiacchierata, mi ringrazia per averle regalato parte del mio tempo. Lei non sa che è semplicemente stupendo essere la causa del suo sorriso.

 

TEMA A  –  3 B

Caro Cesare,

spesso mi chiedo, quanta gente ora vive la sua vita con il sorriso grazie all’aiuto di un volontario. Il volontario è quella persona con un cuore immenso che aiuta il prossimo senza essere pagato e tu lo sai bene, perché grazie a te, ora una persona vive ancora la sua vita con gioia e serenità e non smetterà mai di ringraziarti. Anche io spesso mi trovo in piccole situazioni di carità verso il prossimo e spesso sono i piccoli gesti a rallegrare la gente. A volte mi capita di incontrare per strada persone meno fortunate di me, che con un semplice sorriso possono sentirsi non diversi, perché la diversità non esiste, siamo tutti uguali, tutti fratelli e aiutandoci l’un l’altro, anche con dei piccoli gesti e accortezze, come un sorriso, possiamo cambiare la loro giornata in meglio. Quando sento parlare dei volontari, me li immagino come dei supereroi che non hanno paura di niente e che grazie al loro aiuto salvano vite e con il loro tempo e la loro semplice presenza rendono felici tutte quelle persone che davvero ne hanno bisogno. Io sono ancora troppo piccola per fare parte di queste associazioni, ma già da adesso mi capita di dedicare del tempo alle persone anziane anche solo ascoltando le loro “storie di un tempo” a cui tengono tanto e che quando le raccontano gli si illuminano gli occhi, gli brillano di una luce che li riporta giovani, anche solo per dieci minuti, ma che sono importantissimi per la loro felicità. Da grande mi piacerebbe moltissimo essere una volontaria. Le associazioni come l’AVIS, che secondo me sono il cuore pulsante di tutta la solidarietà e la carità, grazie ad una bustina di sangue tolta ai volontari regalano il sorriso a una persona per tutta la vita. I volontari dell’AIDO alla loro morte donano i propri organi per la vita di un altro. Per compiere questo gesto, secondo me, dentro ognuno di loro ci deve essere un grande amore che non finisce, perché sono delle persone speciali. Le persone che fanno parte dello IOM, della Croce Verde e dell’UNITALSI donano il proprio tempo all’altro ed anche questa, secondo me, è una grande forma di aiuto, perché molti spesso se ne vanno davanti alle persone in difficoltà, perché la diversità ci fa paura, ma noi la dobbiamo affrontare per far sentire il prossimo a proprio agio. Cesare, tu sei un esempio per tutti noi giovani che preferiscono stare davanti a uno schermo, invece che dedicare poco, perché basta quel poco, a rendere felice un nostro amico, ma anche chi si incontra per strada ed ha solo bisogno di un passaggio o di un aiuto. Io ci provo, anche aiutando la mia famiglia nel piccolo dei miei gesti. Tu eri un ragazzo come noi, che amava la vita, la natura, la famiglia e il lavoro, un ragazzo semplice, ma avevi dentro di te una cosa che non tutti purtroppo hanno: l’amore verso gli altri, un amore inesauribile che anche dopo la tua morte hai continuato a dare e a ricevere, perché quelle persone che hai aiutato ora continuano a vivere grazie a te. Grazie Cesare, per l’esempio che ci dai; spero un giorno di metterci la tua stessa volontà, ma soprattutto l’amore, perché senza di quello non si va da nessuna parte. Sofia

 

TEMA B – 3 B

“Volontariato”, una parola, mille emozioni. Il volontariato oggi è importantissimo perché sempre più persone sono malate e hanno bisogno di aiuto. Ma chi è il volontario? Il volontario è una persona che agisce volontariamente, per il bene di un’altra persona senza essere pagato. Ci sono due forme di volontariato: c’è il volontario che dona il proprio corpo e il volontario che dona il proprio tempo. Noi, grazie all’incontro che teniamo ogni anno per ricordare Cesare Gabrielli, abbiamo capito che il volontariato è forse una delle cose più belle. Cesare Gabrielli era un ragazzo come tanti, amava il lavoro, la famiglia, la natura ma amava anche aiutare gli altri, infatti era un volontario dell’AVIS. Cesare, dopo la sua morte avvenuta all’età di 21 anni, ha donato le cornee migliorando la vita di un’altra persona. L’AVIS è un’associazione che toglie il sangue al volontario per donarlo a chi ha bisogno, spesso il sangue viene messo da parte per usarlo al momento necessario. Ci sono altre associazioni, tutte allo stesso modo utili, e secondo me, indispensabili: la Croce Verde, lo IOM (istituto oncologico marchigiano che assiste i malati), l’AIDO (associazione italiana donazione organi) e per finire c’è l’UNITALSI. Io penso che il volontariato non serva solo per aiutare gli altri, ma anche per noi stessi e come aveva scritto Cesare nel suo diario “è la gioia di dedicarsi a qualcosa da fare, a qualcuno da amare, a qualcosa in cui sperare” infatti è così…a qualcosa in cui sperare, sperare che un giorno le persone che hai aiutato saranno felici, si sentiranno meglio e ti ringrazieranno e questo porterà gioia anche a te e al tuo cuore. Io non ho avuto modo di conoscere Cesare , ma sono sicura che era un ragazzo bellissimo, dal cuore d’oro e sono certa che di questo se ne sia resa conto anche il padre che, in memoria di suo figlio, organizza questo progetto a scuola, mettendo a disposizione i suoi soldi. Tutti gli anni il padre di Cesare si commuove e penso sia una cosa normale, ma lo stimo perché nonostante ciò ha la forza ogni volta di parlare di lui, per far capire anche a noi l’importanza di ciò che ha fatto. Noi ragazzi oggi, molto spesso, non ci sentiamo vicini all’argomento volontariato, ma non ci rendiamo conto che anche attraverso piccoli gesti è possibile fare del bene, come aiutare un amico o un compagno di scuola che ha un problema standogli vicino o aiutare la mamma nelle faccende domestiche. Per esempio io vivo il mio gesto di carità andando tutte le domeniche da mia nonna paterna che ormai è sola. Magari non è nulla di eccezionale, è solo un semplice gesto fatto con il cuore. Io vedo che quando è in nostra compagnia è felice e così sono felice anch’io. Ho avuto anche un’insegnante che stimo molto, che è partita per l’Africa con un’associazione, durante le vacanze natalizie, per aiutare i bambini africani. Sull’esempio di Cesare e di queste persone vorrei iniziare anche io il volontariato. Sono indirizzata verso la Croce Verde, l’Unitalsi e l’AIDO. In più nel mondo esistono numerose associazioni che operano per il bene, come Emergency, Save the Children, Mani tese ecc…aiutando chi ha bisogno. Concludo dicendo che fare del bene è bello e che per farlo non devi obbligatoriamente far parte di un’associazione, bastano piccoli gesti fatti con il cuore, basta donare un po’ del tuo tempo. Oggi nel mondo esistono persone disposte a fare del bene, ma ne esistono altre che invece sono menefreghiste e ipocrite. Anche nel corso della storia è sempre accaduto così: da una parte abbiamo Mandela, Ghandi, M.L.King che hanno lottato per il bene del mondo dall’altra abbiamo Hitler, Mussolini e Stalin che pensavano solo a se stessi. La Carità, l’Amore, il volontariato sono le tre parole su cui tutti dovrebbero costruire il loro stile di vita, per rendere il mondo un posto migliore e come diceva Madre Teresa: “Amiamo…non nelle grandi ma nelle piccole cose fatte con grande amore. C’è tanto amore in tutti noi e non dobbiamo temere di manifestarlo”. Questa è una frase bellissima perché è vero, tutti noi abbiamo tanto amore dentro, ma spesso, soprattutto noi adolescenti, abbiamo paura di manifestarlo perché temiamo i giudizi negativi degli altri, ma dobbiamo farci coraggio: “La vita è un dono del Signore e non dobbiamo fare altro che viverla”.

 

TEMA C – 3 B

A volte le cose più piccole e semplici possono fare la differenza, è questo il segreto che rende grandi noi ragazzi. Essere volontario non è una cosa facile, perché ogni giorno sono sottoposti a esperienze nuove, o meno, che in qualche modo hanno cambiato loro la vita. Alcuni volontari vogliono donare il loro tempo, altri vogliono donare il loro corpo, ed è proprio quest’ultimo che Cesare decise di donare. Io non l’ho mai conosciuto, ma dagli incontri che la scuola organizza ogni anno, ho potuto conoscere un po’ la sua storia. “Egli era un ragazzo normale che aveva una visione della vita speciale” dice il padre. Avrei voluto vederlo mentre donava il proprio sangue, secondo me, in quell’istante ci si sente “padroni del mondo”, infatti all’età di diciotto anni diventerò una “avsina”. All’espressione “con una bustina possiamo salvare una vita” mi brillano gli occhi e spero che un giorno il mio sangue servirà a qualcuno. Secondo me, cercando di aiutare il prossimo, si rende loro una giornata migliore, insomma una giornata speciale. Non so, se si può chiamare volontariato, ma credo che sia un gesto di solidarietà: a volte dono i vestiti che non mi stanno più bene alla Caritas e questo gesto mi fa sentire appagata perché magari è un’azione insignificante che però può fare la differenza. A volte, quando il tempo lo permette, vado a trovare la mia bisnonna che ha 94 anni; lei vive da sola e ogni tanto una visita è opportuna, giusto per non farla sentire sola. Quando vado da lei mi offre dei cioccolatini e parliamo del più e del meno, ma quando devo andare via, mi sento quasi in dovere di restare e non so se è una cosa normale. Quando deciderà di andarsene non so come mi comporterò, ma ci sarà sicuramente una sensazione amara in bocca per non avere passato più tempo con lei, a raccontarmi della sua epoca e della sua vita. Devo ammettere che a volte sono stata un po’ egoista verso gli altri, non so di preciso il perché, ma ho paura di essere insolente e di poter ferire in qualche modo una persona, mi fermo e cerco sempre di dare il meglio di me, ma alla fine cado, spero che con il tempo questa parte di me si assottigli sempre di più. Con questo scopo, vorrei fare parte dell’UNITALSI, perché fa sentire bene aiutare persone in difficoltà. Secondo me l’obiettivo di Cesare Gabrielli era quello di far sentire bene le persone donando parte del suo corpo. Un giorno il padre di Cesare trovò un foglio con scritto che la vita è un dono del Signore e noi dobbiamo solo scegliere come viverla; secondo me questa frase è giusta, perché ovviamente ognuno è libero di fare ciò che vuole e se non vuole intraprendere la vita da volontario non lo fa, perché non è obbligato da nessuno ed è un sentimento che parte dal cuore. La vita del volontario, come dice Madre Teresa, è amore in azione, il che è una cosa semplice se fatta con amore e dedizione e se Dio non da la forza di compiere qualcosa, essa non sarà mai iniziata né portata a termine, perché è lui che ci dà la volontà di perseguire un obiettivo. La grandezza delle persone si riconosce nella loro semplicità e Cesare era proprio così!

 

  Borsa di Studio “Cesare Gabrielli”