In occasione della festa dei nonni e di altre ricorrenze, durante l’anno, abbiamo invitato a scuola nonni e bisnonni. Abbiamo ascoltato attenti tutto quello che ci hanno raccontato su come si viveva una volta; abbiamo guardato con grande interesse e curiosità gli oggetti, le foto e i documenti che ci hanno mostrato.

Vi raccontiamo cosa abbiamo scoperto durante l’ultimo incontro, quando li abbiamo “sommersi di domande” sulle tradizioni e usanze della Pasqua di una volta.

UOVA E… CONIGLI

Prima abbiamo raccontato loro che in tutto il mondo l’uovo è il simbolo della vita che nasce, lo sapevano anche i nostri amici dinosauri, nelle loro uova gigantesche, 6 volte più grandi di quelle di una gallina, il cucciolo cresceva e cresceva; per questo i nidi non erano mai isolati e c’era sempre qualcuno a fare la…guardia!!!
Ma torniamo a noi…umani, le uova di cioccolato, slurp  slurp, hanno un’origine recente, ma le uova vere, colorate e decorate, hanno un’origine antichissima, presso i popoli antichi l’uovo era anche il dono che veniva scambiato in occasione delle feste di primavera, come simbolo di fertilità e di rinascita dopo l’inverno e anche oggi il periodo pasquale coincide con l’inizio della primavera; gli antichi Romani seppellivano un uovo dipinto di rosso nei loro campi, per propiziarsi un buon raccolto.

Poi abbiamo chiesto com’era la Pasqua sessanta fa .

Quando i nonni erano piccoli, le uova di Pasqua non erano altro che uova sode decorate: sul guscio si disponevano erbe e fiori di campo e poi si avvolgeva con un pezzo di stoffa,durante la bollitura rimanevano le impronte; oppure nell’acqua si mettevano a bollire le bucce di cipolla, gli spinaci o le uova sode venivano colorate con i pastelli. Le uova decorate venivano poi utilizzate per fare dei divertenti giochi in compagnia, il giorno di Pasquetta, come quello della “scoccetta”.Si sceglieva l’uovo ritenuto più resistente, poi si faceva la conta per vedere chi doveva colpire: si batteva con la punta o testa dell’uovo; chi riusciva con il proprio uovo a “scocciare”, a rompere l’uovo dell’avversario, vinceva e si prendeva l’uovo “scocciato”. Le uova poi venivano mangiate. Questo gioco non si faceva solo nelle case, ma si svolgevano delle vere e proprie gare, fuori di porta ad Offida  o in piazza a Castorano, due nonni che abitavano vicino Pompei, il lunedì dopo Pasqua, andavano a gareggiare in un paese vicino. Oggi in alcune famiglie si fa ancora la “scoccetta, dopo aver decorato le uova sode, alcuni di noi usano colori naturali, altri le tempere o i colori a spirito. La nostra compagna  Clara, i cui genitori vengono dall’Albania, non conosce questa tradizione, invece il nostro compagno Eduard, che è arrivato dalla Moldavia, ci ha raccontato che anche loro hanno l’usanza di decorare le uova e giocarci, inoltre da loro la Pasqua avviene sempre l’8 marzo e dal 1 al 31 del mese, per festeggiare la primavera, tutti mettono sul petto una piccola decorazione, che ha il colore bianco per ricordare la neve dell’inverno e il colore rosso come i fiori della primavera; alla fine del mese la decorazione viene appesa ad un albero, ben protetta.

Il lunedì dell’Angelo o Pasquetta si faceva una bella scampagnata, si andava a “ passà l’acqua”,cioè si usciva dal paese per andare in campagna, spesso si attraversava un corso d’acqua, ad esempio un fiumiciattolo o un fosso, come avveniva quando le comunità preistoriche si spostavano a primavera con il loro gregge o perché erano nomadi. Ad Offida si andava vicino alla fornace o al campo sportivo, allora c’era il tiro a segno e una montagnola, chiamata parapalle.

La domenica delle Palme si benedicevano i rametti degli ulivi, quelli dell’anno precedente non potevano essere buttavi via, perché benedetti, ma dovevano essere bruciati; un rametto di ulivo benedetto, insieme alla candela della candelora e a un pezzetto del ceppo di Natale si infilava su una croce fatta di canne e si piazzava questa croce, in occasione della festa della Croce Santa, in campagna, per avere un buon raccolto.

Il giovedì santo le famiglie visitavano i Sepolcri nelle varie chiese e al termine si andava alla bancarella ad acquistare nocelle, lupini, carrube; il venerdì santo si svolgeva la Processione del Cristo Morto, c’erano le statue e gli stendardi delle varie congregazioni, come oggi, ma non potevano essere portati dalle bambine, anche le musiche eseguite dalla banda della città sono rimaste le stesse. Le campane venivano legate, in segno di lutto per la morte di Gesù, quindi al mattino del venerdì, per annunziare l’inizio della processione e svegliare le persone, sotto le finestre passava il sacrestano a suonare la”gnaqqra”uno strumento formato da una tavola con due ferri che sbattendo tra di loro facevano rumore. Ancora oggi è così.

Le donne, durante la settimana santa, erano indaffarate nelle pulizie, infatti il rito della benedizione delle case era molto sentito dalle famiglie, il prete, seguito dai chierichetti, vestiti di bianco, entrava in casa, pronunciava la formula di rito e poi spargeva l’acqua benedetta, mentre gli abitanti della casa pregavano. Alla fine della cerimonia la padrona di casa offriva quello che poteva e tutto il ricavato della questua veniva diviso tra i chierichetti.

Si preparavano in casa i dolci di Pasqua: la pizza col formaggio, li caciù, le ciambelle lesse, il pane in agrodolce che poi servivano anche per andare a “passà l’acqua”, cioè per la scampagnata di Pasquetta (lunedì o martedì dopo Pasqua) .Ad Ascoli e a Centobuchi si preparava per i bambini una pizza piccola, che poi veniva cotta, con un uovo crudo al centro tenuto fermo con delle striscioline di massa .

La tradizione del coniglio pasquale, Easter Bunny in inglese, e della caccia all’uovo che abbiamo fatto nel giardino della scuola non esisteva, esisteva il coniglio vero, ma purtroppo a quei tempi la carne si poteva mangiare solo poche volte!!! Oggi questa usanza la troviamo in Inghilterra, Francia, Germania, Stati Uniti, il coniglio è utilizzato come simbolo della nuova vita in primavera, perché questo animale è uno dei più fertili (proliferi=fa tanti figli)

 

Alla fine per ringraziare i nonni di tutte le belle esperienze che ci hanno raccontato, abbiamo regalato loro un uovo: l’uovo dell’amore perché, senza di loro, noi oggi certo non saremmo nati!

 

Grazie a questo viaggio indietro nel tempo abbiamo scoperto che dalla nascita dei bisnonni e dei nonni ad oggi ci sono state tante invenzioni e scoperte che hanno cambiato il nostro  modo di vivere. Tutte le persone nate prima di noi hanno costruito un pezzetto di STORIA, che non deve essere perduta, ma tramandata. Siamo partiti dalla conoscenza delle piccole cose di tutti i giorni e questo ci ha reso più facile capire poi gli avvenimenti dell’evoluzione della nostra civiltà. Per fare tutto ciò abbiamo lavorato come gli STORICI ,utilizzando le FONTI MATERIALI(gli oggetti),le FONTI SCRITTE e ICONOGRAFICHE(documenti e foto), le FONTI ORALI (le testimonianze).

I bisnonni e i nonni sono stati le fonti orali della nostra storia, come la storia tramandata a voce, fin dall’inizio dello sviluppo dell’uomo, quando ancora non c’era la storia scritta. Se chiudiamo gli occhi e andiamo indietro a tantissimo tempo fa, possiamo immaginare l’anziano della tribù che racconta ai piccoli, che gli siedono accanto, le esperienze degli antenati e impara loro come sopravvivere.

Anche noi abbiamo ascoltato quelli nati prima di noi, per comprendere, per imparare, per CRESCERE.

 

CLASSE3^A – SCUOLA PRIMARIA OFFIDA

 

 

INDICE Giornalino “IL GRILLO PARLANTE” – Numero 31